FERITE INVISIBILI NELLA BOSNIA HERZEGOVINA DI OGGI
di Hannah Cristina Scaramella
TUZLA, Bosnia-Herzegovina,
Ottobre 2008
Scrivo dalla Bosnia Herzegovina dove lavoro e vivo stabilmente da più di un anno. Ho iniziato già 6 anni fà a lavorare qui, ma sempre in progetti di brevi periodi. Sono un arte terapeuta, ho collaborato in passato a diversi progetti, con istituzioni e con l’associazioni locali Bosniache, attualmente lavoro come arte terapeuta nell’orfanotrofio della città di Tuzla, in collaborazioni con Fondazioni e associazioni di giovani nelle città di Srebrenica e Bratunaz.
Nella città di Tuzla conduco laboratori di arte terapia rivolti ad adolescenti e bambini abbandonati e vittime di traumi: le terapie espressive sono molto efficaci nel trattamento dei traumi e molto usate nei paesi anglosassoni, ma ancora poco conosciute in Italia e in Bosnia.
A 13 anni dalla fine della guerra questo paese sta facendo ancora i conti con le gravi conseguenze lasciate sul piano sociale, umano ed economico. Moltissimi sono ancora i profughi, il tasso di disoccupazione è altissimo e il numero di bambini abbandonati è più che raddoppiato negli ultimi anni.
Da qualche anno le città appaiono quasi del tutto ricostruite e a giudicare dal numero dei bar-caffè e dei centri commerciali che “fioriscono” quasi giornalmente sembra che tutto sia rientrato nella cosiddetta normalità.
Le piaghe lasciate dalla guerra sono nascoste, ma neanche poi tanto: basta uscire di pochi kilometri dalla città, oltrepassare una collina e andare in un villaggio e nelle campagne (dove peraltro vive la maggior parte dei cittadini bosniaci) e magari entrare in una casa, per rendersi conto di quanto strazio e miseria possa lasciare una guerra dopo 13 anni. Ed è sempre dietro le colline che circondano le città che si nascondono la maggior parte dei campi profughi, che sono ancora molti qui in Bosnia, e di cui più nessun mass media parla ormai più.
Qui in Bosnia sono moltissimi gli adulti che hanno vissuto orrori impensabili a causa dei quali presentano sintomi di post traumatic strss duraturi e non sono in grado di prendersi cura di se stessi e ancora meno dei propri figli. Senad, ad esempio è un ragazzo di 14 anni ospite dell’orfanotrofio di Tuzla, era molto piccolo durante la guerra, ma è ugualmente vittima di questa. Sua madre è stata uccisa quando era molto piccolo e il padre attualmente passa da un ricovero psichiatrico all’altro. Questo uomo ha frequenti accessi di ira incontrollata che dirige spesso anche verso il figlio, una tipica manifestazione di post traumatic stress. Senad e suo padre vengono da un villaggio che ha subito massacri e distruzione e che adesso è abitato in prevalenza da sopravvissuti; gente povera, senza prospettive di lavoro, che hanno vissuto orrori inimmaginabili.
Tutti i bambini e gli adolescenti ospiti dell’orfanotrofio e dei campi profughi hanno storie simili a quella di Senad, e spesso vengono da piccoli borghi molto poveri, luoghi isolati, dove il tasso di disoccupazaione è altissimo, molto più che nelle città.
I bambini rappresentano il futuro di questo paese e in modo particolrae quelli come Senad, che hanno vissuto forti deprivazioni e abusi hanno bisogno di un sostegno psicologico professionale che li aiuti ad elaborare il proprio vissuto e a riscattare se stessi dalla percezione di vittime impotenti e di emarginati che hanno di se. Hanno bisogno di un sostegno che li aiuti prima di tutto a creare dentro di loro la speranza e un grado sufficiente di autostima che saranno le basi, una volta adulti, per potersi relazionare con la difficile realtà che li circonda. I bambini come Senad sono moltissimi in questo paese e se non viene fornita loro la possibilità di trasformare ad un livello profondo la propria esperienza traumatica e di abbandono ci sono purtroppo buone probabilità che una volta adulti ripeteranno i comportamenti distruttivi dei genitori, continuando il ciclo delle violenze.
In questi anni di lavoro con i bambini e gli adolescenti che vivono nei campi profughi e nell’orfanotrofio ho avuto modo di constatare le straordinarie risorse e le grandi potenzialità che, nonostante le brutte esperienze, sopravvivono in loro, ma che se non hanno un contensto adeguato che gli consente di emergere, di essere riconosciute e valorizzate, rischiano di essere sopraffatte dalle dinamiche distruttive che essi hanno conosciuto fino ad ora come esperienze di base della loro vita.
L’arte terapia si è dimostrata fin’ora molto efficace nel fornire loro un ambiente che li aiuta realmente a far emergere le proprie potenzialità e ad accrescerle.
Obiettivo di base del laboratorio di arte terapia è prima di tutto creare un ambiente rassicurante, basato sulla fiducia e privo di giudizio, dove sia facilitata l’espressione dei sentimenti e la condivisione con gli altri. Per aiutare l'emergere delle risorse personali dei bambini è necessario offrire loro uno spazio espressivo e creativo in cui investire le energie in senso costruttivo, dove elaborare attraverso la rappresentazione le proprie emozioni aumentando la consapevolezza di sé, e dare sostegno alla sua identità personale.
Attraverso le attività di arte terapia è possibile facilitare e sostenere le modalità e lo stile espressivo personali, la stima di sé, la fiducia e la comunicazione.
Disegnare, dipingere o modellare la creta permette di esprimere vissuti troppo dolorosi per poter essere definiti e comunicati con le parole, e allo stesso tempo le immagini consentono di creare una certa distanza da essi. Un oggetto creativo nasce dal mondo interno del suo creatore e prende forma attraverso le sue mani, ma è anche allo stesso tempo qualcosa che sta fuori di lui e in una dimensione nella quale può essere visto, pensato, osservato nelle sue qualità e condiviso. Gli aspetti simbolici osservati nella rappresentazione permettono di essere ricondotti ai vissuti dell’esperienza traumatica e di coglierne aspetti nuovi e fin’ora sconosciuti; pensare il proprio vissuto attraverso un linguaggio simbolico consente di dare un contenimento e una forma a ciò che era troppo terribile per essere espresso in modo diretto, e di trovare strumenti per dialogare con i vissuti indicibili avviando un processo di trasformazione interiore.
I banbini e gli adolescenti della Bosnia, se aiutati in modo adeguato, possono recuperare dentro di sè le straordinarie risorse positive che dal punto di vista umano e culturale sono da sempre patrimonio di questo paese, e che la guerra non è riuscita a distruggere complertamente. Ed il bagaglio di risorse vitali e costruttive che sopravvive in loro sono la vera richezza del il futuro di questo paese, sono semi che hanno bisogno di essere curati e nutriti per potersi sviluppare, crescere, e sfidare il senso di rassegnazione, la paura e la distruttività che la guerra ha lasciato alle nuove generazioni come una pesante eredità di morte e alla quale essi sono chiamati a rispondere con la vita.
di Hannah Cristina Scaramella
TUZLA, Bosnia-Herzegovina,
Ottobre 2008
Scrivo dalla Bosnia Herzegovina dove lavoro e vivo stabilmente da più di un anno. Ho iniziato già 6 anni fà a lavorare qui, ma sempre in progetti di brevi periodi. Sono un arte terapeuta, ho collaborato in passato a diversi progetti, con istituzioni e con l’associazioni locali Bosniache, attualmente lavoro come arte terapeuta nell’orfanotrofio della città di Tuzla, in collaborazioni con Fondazioni e associazioni di giovani nelle città di Srebrenica e Bratunaz.
Nella città di Tuzla conduco laboratori di arte terapia rivolti ad adolescenti e bambini abbandonati e vittime di traumi: le terapie espressive sono molto efficaci nel trattamento dei traumi e molto usate nei paesi anglosassoni, ma ancora poco conosciute in Italia e in Bosnia.
A 13 anni dalla fine della guerra questo paese sta facendo ancora i conti con le gravi conseguenze lasciate sul piano sociale, umano ed economico. Moltissimi sono ancora i profughi, il tasso di disoccupazione è altissimo e il numero di bambini abbandonati è più che raddoppiato negli ultimi anni.
Da qualche anno le città appaiono quasi del tutto ricostruite e a giudicare dal numero dei bar-caffè e dei centri commerciali che “fioriscono” quasi giornalmente sembra che tutto sia rientrato nella cosiddetta normalità.
Le piaghe lasciate dalla guerra sono nascoste, ma neanche poi tanto: basta uscire di pochi kilometri dalla città, oltrepassare una collina e andare in un villaggio e nelle campagne (dove peraltro vive la maggior parte dei cittadini bosniaci) e magari entrare in una casa, per rendersi conto di quanto strazio e miseria possa lasciare una guerra dopo 13 anni. Ed è sempre dietro le colline che circondano le città che si nascondono la maggior parte dei campi profughi, che sono ancora molti qui in Bosnia, e di cui più nessun mass media parla ormai più.
Qui in Bosnia sono moltissimi gli adulti che hanno vissuto orrori impensabili a causa dei quali presentano sintomi di post traumatic strss duraturi e non sono in grado di prendersi cura di se stessi e ancora meno dei propri figli. Senad, ad esempio è un ragazzo di 14 anni ospite dell’orfanotrofio di Tuzla, era molto piccolo durante la guerra, ma è ugualmente vittima di questa. Sua madre è stata uccisa quando era molto piccolo e il padre attualmente passa da un ricovero psichiatrico all’altro. Questo uomo ha frequenti accessi di ira incontrollata che dirige spesso anche verso il figlio, una tipica manifestazione di post traumatic stress. Senad e suo padre vengono da un villaggio che ha subito massacri e distruzione e che adesso è abitato in prevalenza da sopravvissuti; gente povera, senza prospettive di lavoro, che hanno vissuto orrori inimmaginabili.
Tutti i bambini e gli adolescenti ospiti dell’orfanotrofio e dei campi profughi hanno storie simili a quella di Senad, e spesso vengono da piccoli borghi molto poveri, luoghi isolati, dove il tasso di disoccupazaione è altissimo, molto più che nelle città.
I bambini rappresentano il futuro di questo paese e in modo particolrae quelli come Senad, che hanno vissuto forti deprivazioni e abusi hanno bisogno di un sostegno psicologico professionale che li aiuti ad elaborare il proprio vissuto e a riscattare se stessi dalla percezione di vittime impotenti e di emarginati che hanno di se. Hanno bisogno di un sostegno che li aiuti prima di tutto a creare dentro di loro la speranza e un grado sufficiente di autostima che saranno le basi, una volta adulti, per potersi relazionare con la difficile realtà che li circonda. I bambini come Senad sono moltissimi in questo paese e se non viene fornita loro la possibilità di trasformare ad un livello profondo la propria esperienza traumatica e di abbandono ci sono purtroppo buone probabilità che una volta adulti ripeteranno i comportamenti distruttivi dei genitori, continuando il ciclo delle violenze.
In questi anni di lavoro con i bambini e gli adolescenti che vivono nei campi profughi e nell’orfanotrofio ho avuto modo di constatare le straordinarie risorse e le grandi potenzialità che, nonostante le brutte esperienze, sopravvivono in loro, ma che se non hanno un contensto adeguato che gli consente di emergere, di essere riconosciute e valorizzate, rischiano di essere sopraffatte dalle dinamiche distruttive che essi hanno conosciuto fino ad ora come esperienze di base della loro vita.
L’arte terapia si è dimostrata fin’ora molto efficace nel fornire loro un ambiente che li aiuta realmente a far emergere le proprie potenzialità e ad accrescerle.
Obiettivo di base del laboratorio di arte terapia è prima di tutto creare un ambiente rassicurante, basato sulla fiducia e privo di giudizio, dove sia facilitata l’espressione dei sentimenti e la condivisione con gli altri. Per aiutare l'emergere delle risorse personali dei bambini è necessario offrire loro uno spazio espressivo e creativo in cui investire le energie in senso costruttivo, dove elaborare attraverso la rappresentazione le proprie emozioni aumentando la consapevolezza di sé, e dare sostegno alla sua identità personale.
Attraverso le attività di arte terapia è possibile facilitare e sostenere le modalità e lo stile espressivo personali, la stima di sé, la fiducia e la comunicazione.
Disegnare, dipingere o modellare la creta permette di esprimere vissuti troppo dolorosi per poter essere definiti e comunicati con le parole, e allo stesso tempo le immagini consentono di creare una certa distanza da essi. Un oggetto creativo nasce dal mondo interno del suo creatore e prende forma attraverso le sue mani, ma è anche allo stesso tempo qualcosa che sta fuori di lui e in una dimensione nella quale può essere visto, pensato, osservato nelle sue qualità e condiviso. Gli aspetti simbolici osservati nella rappresentazione permettono di essere ricondotti ai vissuti dell’esperienza traumatica e di coglierne aspetti nuovi e fin’ora sconosciuti; pensare il proprio vissuto attraverso un linguaggio simbolico consente di dare un contenimento e una forma a ciò che era troppo terribile per essere espresso in modo diretto, e di trovare strumenti per dialogare con i vissuti indicibili avviando un processo di trasformazione interiore.
I banbini e gli adolescenti della Bosnia, se aiutati in modo adeguato, possono recuperare dentro di sè le straordinarie risorse positive che dal punto di vista umano e culturale sono da sempre patrimonio di questo paese, e che la guerra non è riuscita a distruggere complertamente. Ed il bagaglio di risorse vitali e costruttive che sopravvive in loro sono la vera richezza del il futuro di questo paese, sono semi che hanno bisogno di essere curati e nutriti per potersi sviluppare, crescere, e sfidare il senso di rassegnazione, la paura e la distruttività che la guerra ha lasciato alle nuove generazioni come una pesante eredità di morte e alla quale essi sono chiamati a rispondere con la vita.
Hannah Cristina Scaramella
hannahscaramella@gmail.com
hannahscaramella@gmail.com
Testi sull’esperienza di arte terapia in Bosnia Herzegovina alle pagine web:
http://www.associazioneprogress.it/progress.html
http://www.unive.it/nqcontent.cfm?a_id=21724
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