martedì 21 ottobre 2008

Lo Zahir, Paulo Coelho

“Lo Zahir era la fissazione su ciò che era stato trasmesso di generazione in generazione, che non lasciava nessuna domanda senza risposta, occupava tutto il nostro spazio, non ci permetteva mai di prendere in considerazione l’ipotesi che le cose cambiassero.
L’onnipotente Zahir sembrava nascere insieme a ogni essere umano, e acquisire la propria forza durante l’infanzia, imponendo le sue regole che, da quel momento, avrebbero dovuto essere rispettate per sempre:
La gente diversa è pericolosa, appartiene a un’altra tribù, vuole le nostre terre e le nostre donne.
Dobbiamo sposarci, avere figli, perpeturare la specie.
L’amore è piccolo, serve soltanto per una persona – comunque qualsisasi tentativo di affermare che il cuore può ospitare più di un solo amore dev’essere considerato maledetto.
Quando ci sposiamo, siamo autorizzati a prendere possesso del corpo e dell’anima dell’altro.
Poiché facciamo parte di una società organizzata, si deve accettare di lavorare in un campo che detestiamo: se tutti facessero ciò che desiderano, il mondo non andrebbe più avanti.
Abbiamo l’obbligo di acquistare e indossare i gioielli: essi ci identificano con la nostra tribù, proprio come i piercing connotano una tribù diversa.
Dobbiamo essere divertenti e trattare con ironia quelli che esprimono i loro sentimenti – per la società è un pericolo lasciare che un membro manifesti ciò che sente.
È fondamentale evitare fortemente di dire “No”, giacché risultiamo più graditi quando diciamo “Sì” – e questo ci permette di sopravvivere in un ambiente ostile.
Ciò che gli altri pensano è più importante di ciò che sentiamo noi.
Non bisogna mai suscitare scandali: si potrebbe richiamare l’attenzione di una tribù nemica.
Se ci si comporta in maniera diversa si verrà espulsi dalla società, perché si potrebbe contagiare gli altri e distruggere tutto ciò che è stato organizzato con grande difficoltà.
Dobbiamo sempre aver presente lo “stile” che deve caratterizzare la nostra vita nelle nuove caverne: se non ne abbiamo uno, consulteremo un decoratore o un arredatore – che sfrutterà le migliori soluzioni del mercato per dimostrare agli altri che abbiamo buon gusto.
È opportuno mangiare tre volte al giorno, anche se non abbiamo fame. Dobbiamo digiunare quando violiamo i canoni della bellezza, anche se questo ci porterà a essere affamati.
Dobbiamo vestirci secondo i dettami della moda, fare all’amore con o senza voglia, uccidere in nome delle frontiere, augurarsi che il tempo passi in fretta e arrivi presto il pensionamento, eleggere i politici, lamentarci per il costo della vita, cambiare pettinatura, maledire coloro che sono diversi, frequentare le funzioni religiose la domenica, o il sabato, oppure il venerdì, a seconda della nostra fede. E lì chiedere perdono per i peccati, riempirci di orgoglio perché abbiamo la verità e disprezzare l’altra tribù, che adora un falso dio.
I figli devono seguire le nostre orme: in fin dei conti, noi siamo più vecchi e conosciamo il mondo.
Dobbiamo conseguire sempre una laurea, anche se non troveremo mai un lavoro nel campo in cui ci hanno obbligati a scegliere la nostra carriera.
Dobbiamo studiare cose che non ci serviranno mai, ma che qualcuno ci ha detto che era importante conoscere: algebra, trigonometria, il codice di Hammurabi.
Non dobbiamo mai rattristare i nostri genitori, anche se ciò significa rinunciare a tutto ciò che ci rende felici.
Dobbiamo ascoltare musica a basso volume, parlare sottovoce, piangere di nascosto, perché io sono l’onnipotente Zahir, quello che ha dettato le regole del gioco, la distanza fra i binari, l’idea del successo, la maniera di amare e l’importanza delle ricompense.”

P. Coelho, Lo Zahir

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